Lumen et umbra, luce e ombra, visibile e invisibile sono i due Principi che compongono il caleidoscopio multiforme della creazione. L'unità riflette se stessa e si sdoppia, Padre e Madre. Dal loro rapporto nasce il Figlio, la coscienza, luce chiara e scura. Infinite combinazioni sgorgano, incluso l'uomo. Figure erette, come linee verticali che uniscono cielo e terra. Figure che rappresentano l'umanità. Là dove la coscienza si risveglia al ricordo di essere cosmico ed eterno, scintillano punti dorati. Là dove l'uomo impara ad unire gli opposti, lumen et umbra, si genera armonia, fuoco creativo che feconda lo spazio e lo innova in bellezza.

Se lo sguardo attento, scorge lettere su quelle ombre, simbolo del conosciuto e dell'intelletto. Lo spazio noto si unisce e si fonde con quello ignoto, là dove segni non appaiono più e la materia risulta liscia. Lo sguardo, non più catturato, è spinto a salire fino in cima alla forma. In quel vertice trova il seme dello spirito, dove astratto e concreto, visibile e invisibile, noto e ignoto confluiscono. E' il calice dorato che raccoglie l'esperienza, la messe imperitura dei nostri infiniti raccolti. I tagli in quelle figure, che lo sguardo percepisce come ferite, come i tanti ostacoli incontrati sulla vita, conferiscono ulteriore splendore al seme che li sovrasta.
Non c'è morte, non c'è fine, tutto è gioia, e la radice dell'esistenza risiede là dove lo sguardo dell'intelletto non può spingersi.

Marzia