Calandrini, nella sua attività artistica, si sente guidato dalla “filosofia perenne”, ossia da principi esoterici che costituiscono, da sempre, la base di ogni saggezza. E’ per questo che, nella sua opera, i vuoti e la luce assumono importanza preponderante, simbolo della necessità di liberarsi dalla stessa materia, ansia di purezza, di perfezionamento spirituale.

Nel 1999, nelle sale espositive del palazzo Bruschi Falgari a Tarquinia ha presentato una mostra dedicata a Ulisse e l’Entronauta, ossia al viaggiatore nel mondo materiale, esteriore, e a quello nel mondo interiore, spirituale. Si tratta, per Calandrini, di semplici “appunti di viaggio”, meditazione sulla propria e sull’umana vicenda, in attesa. E’ l’attesa del viaggiatore sulle barche presentate dall’artista, un viaggiatore che, scrutando l’orizzonte in cerca di un approdo sicuro, comprende di guardare nella propria anima, nel proprio cuore.

Sono questi appunti d’un viaggio non finito, viaggio i cui attori sono la Barca, Ulisse e I’Entronauta. E’ sempre la Barca che ci conduce nell’Oltre. E’ lo strumen­to per il “folle volo” di Ulisse, naufragato alla bruna montagna del Purgatorio, per­ché solo un santo, San Brandano, potrà giungere all’isola promessa. Nell’antico Egitto la Luna naviga nel cielo, e due Barche si danno il cambio, di notte e di gior­no, per condurre il Sole nella sua corsa. Gilgamesh, Ulisse mesopotamico, per con­quistare un’illusione d’immortalità dovrà seguire la navigazione solare, giungere in terre misteriose.

Seguire il percorso, tracciato per noi dalle opere di Giovanni Calandrini, è ripetere un rito iniziatico, esperienza individuale dell’autore alla quale possiamo, tramite l’arte, accostarci. La materia cerca di liberarsi d’ogni peso, divenire luce che si manifesta in frammenti (il viaggio non è finito), mentre nelle parti oscure si anni­dano sogni, desideri, sensazioni da sorpassare, purificare.

Ulisse, figura verticale, viaggia nel mondo materiale, ancora sogna di unire cielo e terra, di lasciare traccia visibile di un altro viaggio, divenire l’Entronauta, spirito che penetra e trasforma, che tende ad annullare ogni forma. Qui l’arte vuole sor­passare se stessa, negarsi nella sua essenza formale per ripetere l’atto originario in cui viene concepito tempo e pensiero. Per seguire questo percorso occorrerà lasciarsi guidare da quei frammenti di luce, dai tagli che vogliono annullare la materia, dimenticare l’oscurità che circonda quella luce, per vedere “più luce”.

G.E. Carretto